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Il mio primo incontro con la

meditazione


Testimonianza di Francesca

Vi racconto un po' di me

Ciao, sono Francesca, ho 58 anni e vivo a Milano con le mie tre figlie, anche se in un prossimo futuro vorrei andare a vivere più a contatto con la natura, non appena anche la più piccola delle mie figlie sarà abbastanza grande e autonoma.


Ho un passato professionale dapprima nel turismo e poi nel settore dei servizi al non profit. Da qualche anno collaboro con l’Osho Tao Essence Institute per l’organizzazione dei corsi di crescita personale, dei laboratori aziendali e degli eventi di meditazione.

Avvenne che...

Il mio incontro con la meditazione è stato potentissimo e sconvolgente: non sapevo nulla né di meditazione né di percorsi di crescita, ma ero spinta da un forte bisogno interiore di affrontare il mio profondo disagio con me stessa e con la vita che facevo. Mi sono trovata per caso e a mia insaputa in un piccolo centro di Osho a fare, come inizio del gruppo di costellazioni cui mi ero iscritta cercando su internet, una meditazione dinamica… dirompente, davvero!

Da quella prima volta, il mio cammino nel fare amicizia con la meditazione è stato lungo e non sempre sereno: avevo dentro di me una tale quantità di confusione e rabbia sopita, ideali e condizionamenti, senso di vuoto e agitazione, e soprattutto tantissima tristezza, che qualunque meditazione mi ritrovassi a sperimentare mi portava fuori pianto e dolore… e lo confesso, a volte ci giravo proprio alla larga.

La vita però è stata molto generosa con me: mi ha fatto incontrare tante persone che da tempo sperimentavano già la meditazione nella loro vita, e vedere i benefici che questo portava loro; mi ha fatto fare questa prima esperienza così intensa che mi ha letteralmente catapultata dentro me stessa aprendomi un mondo a me sconosciuto.

E da allora, tra umani alti e bassi, non ho più abbandonato l’affascinante viaggio della conoscenza di me stessa, e la meditazione ne è la via maestra. Questo l’ho imparato col tempo… inizialmente ero molto più affascinata e attratta dalla terapia, dal lavoro con le costellazioni e sui traumi, dai gruppi e dalle sessioni individuali.

Pian piano ho capito che il lavoro terapeutico è fondamentale per portare alla luce le nostre dinamiche interne e le nostre strategie di sopravvivenza, i nostri legami e i condizionamenti. Portarle alla luce però non vuol dire liberarsene… a volte certi meccanismi fanno parte di noi, e ce li portiamo dentro. Nella meditazione però possiamo renderci conto quando entrano in gioco, osservarli da una certa distanza, imparare a riconoscerli, accoglierli, e col tempo anche a trattarli con compassione e amore. Per me la chiave è qui… ed è il cammino di una vita.

Meditare mi ha portato a...

Se guardo indietro, a questi otto anni da quella prima sconvolgente dinamica, mi sento profondamente grata alla vita per avermi fatto incontrare la meditazione, e le meravigliose persone che me l’hanno saputa trasmettere con il loro esempio e la loro passione. È stato per me un periodo di grandi cambiamenti: sono passata attraverso una separazione non facile conclusa con il divorzio un anno fa, sono uscita dalla società di cui ero socia e ho cambiato lavoro, è morto mio papà, ho cambiato casa e sto progettando di cambiare anche città.

La meditazione è stata, ed è tuttora, lo spazio prezioso da cui posso osservare la realtà e me stessa imparando a non identificarmi; lo spazio in cui posso riconoscere e dare ascolto alla mia sottile voce interiore; lo spazio in cui posso sempre tornare a casa dentro di me ogni volta che ne sento il bisogno, ogni volta che fuori è troppo, per ritrovare il silenzio e la quiete, per osservare le mie emozioni e i miei pensieri con distacco, e ritrovare la calma; lo spazio in cui posso ascoltare il mio corpo per cogliere i segnali che mi manda; lo spazio in cui posso sentire il cuore, aprirlo, sentire tutto, farmi attraversare da tutto; lo spazio in cui posso percepire il mio essere, nel silenzio, quella parte di me che mi conduce nella vita, e che semplicemente È.

Il mio rapporto col Maestro...

Non sono sannyasin, e chissà se mai un giorno lo sarò… però sento che in qualche modo questa domanda mi riguarda. Non so cosa sia un maestro, e non so cosa sarebbe per me, se ne avessi uno. So però che Osho per me è tante cose… è il maestro che hanno scelto Siddho e Anurag, che mi hanno salvato la vita, per i quali io sento profonda gratitudine, amore e devozione, e questo per me è già tantissimo; è una fonte d’amore inesauribile che mi tocca il cuore e mi commuove: mi basta incontrare il suo sguardo e mi sento profondamente accolta e amata così come sono, senza giudizi e obiezioni; è uno specchio disarmante: di fronte alla sua presenza, ai suoi occhi e alle sue parole, mi sento nuda, sento crollare le mie strutture e protezioni, e mi sento tanto vulnerabile ma anche tanto vera. Che dire… anche adesso, mentre scrivo queste parole, gli occhi mi si riempiono di calde lacrime, di commozione e gratitudine.

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