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OSHO

Chi è Osho?

Osho, mai nato, mai morto.

Ha solo visitato il pianeta Terra

tra l'11 dicembre 1931 e il 19 gennaio 1990.


OSHO è un Maestro di Realtà contemporaneo che ha dedicato la vita al risveglio della consapevolezza. E per rompere il sonno della coscienza che collettivamente ci costringe a vivere in una caverna psicologica fatta di sogni, speranze, illusioni e delusioni è vissuto ideando espedienti, strategie, metodi e tecniche di rara efficacia per tornare a connettersi con la propria vera essenza, sprigionandone tutte le potenzialità e i talenti.


Libero da qualsiasi appartenenza – religiosa, culturale, politica, etnica – non ha lasciato nulla di intentato per richiamare altri esseri umani alla piena responsabilità di se stessi e al vero destino cui tutti siamo chiamati, proprio come specie che si pone come il punto culmine in cui l’universo prende coscienza di sé.

Molte volte è stato chiesto a Osho perché non scrivesse un'autobiografia, o almeno non rilasciasse una serie di interviste in modo che qualcuno altro potesse ricostruire la biografia. egli liquidava queste domande con un gesto della mano e con queste parole:

"Sono importanti le verità senza tempo non i ritagli di giornale che mettiamo insieme e chiamiamo storia".

Sosteneva anche che la sua biografia andava ricercata nell'insieme della sua opera, nelle centinaia di libri in cui erano raccolti i suoi discorsi e nella vita della gente il cui cuore aveva toccato.


OSHO è ricordato fin da piccolo come un bambino unico nel suo genere per le domande insistenti cui sottoponeva adulti e, in seguito, agli insegnanti, incapace di accontentarsi del sentito dire, delle frasi prese in prestito, delle risposte che non riflettessero un'esperienza personale. Pretesa che lo portò a rischiare la conoscenza in prima persona, prima ancora di darsi all'oratoria e all'insegnamento che lo resero famoso in ogni città dell'India. È proprio la dimensione dell'Essere, non quella del fare, o quella dell'avere, a costituire l'interesse centrale di Osho, e il suo nucleo esistenziale.


Per esempio per un certo numero di anni, dopo essersi laureato, Osho ha insegnato filosofia. La mente orientata ai fatti lo etichetta come un ex professore di filosofia, accontentandosi così di sapere qualcosa di importante sulla sua identità. Ma, per quanto riguarda Osho, egli sarebbe potuto benissimo essere un calzolaio o un falegname. La cosa importante non è quello che si fa, bensì quello che si è.

Osho dice che arriveremo a sapere chi è lui solo quando avremo scoperto che siamo noi.

Nel lanciarci questa sfida, ci invita a imparare dalla sua vita ciò che possiamo, riconoscendo però che questa operazione ha significato solo nella misura in cui ci porta a conoscere maggiormente noi stessi.


Alla domanda chi sei? Osho risponde: sono semplicemente me stesso, non un profeta, non un messia, non un Cristo. Un semplice essere umano… Proprio come te. Beh non proprio! risponde l'intervistatore.
"È vero… Non proprio! Tu sei ancora addormentato… Ma questa non è una gran differenza. Un giorno anch'io ero addormentato; un giorno tu riuscirai a risvegliarti.puoi risvegliarti in questo momento, nessuno lo sta impedendo. Per cui la differenza è insignificante."

Sannyas: essere discepoli senza una chiesa, alla semplice ricerca di se stessi

Chi si ispira ad Osho è detto neo-sannyasin o semplicemente sannyasin. Tale parola significa "ricercatore della verità". Intraprendere la ricerca quindi è prendere il sannyas ovvero decidere di essere un discepolo.

Osho ha presentato il sannyas in questo modo: “Il movimento del sannyas è semplicemente il movimento di coloro che sono in cerca della verità”. E ha aggiunto: “Un movimento è un flusso, questo è il significato di movimento: qualcosa che si muove, che cresce”. In quanto parte di quel movimento e volendo rispettare l’impegno di Osho - che ha detto: “Ho lavorato duramente per abbandonare qualunque cosa fosse esteriore, affinché vi rimanesse da esplorare solo la dimensione interiore” - abbiamo reso questo processo il più semplice e il più individuale possibile.


Come Osho ha sottolineato: “La meditazione è un fatto del tutto personale”, e ha aggiunto: “… sarà un cammino individuale, in solitudine. Ognuno sarà responsabile di se stesso. Non sarà una collettività, una congregazione”.


E infine Osho ha anche spiegato:

“Il movimento del sannyas non è mio. Non è vostro. Esisteva quando io non c’ero, esisterà quando non ci sarò. Il movimento del sannyas significa semplicemente il movimento di coloro che sono in cerca della verità. Costoro sono sempre esistiti”.
Se sei un ricercatore di questo tipo, adesso puoi andare avanti a completare l’intero processo – senza bisogno dell’aiuto di nessuno – per confermare a te stesso che sei, di fatto, un sannyasin.

“Il condizionamento inizia nel momento in cui nasci, con il tuo primo respiro; non si può evitare: sarai condizionato dai genitori, dai bambini con i quali giocherai, dai vicini di casa, dalla scuola, dalla chiesa, dallo stato. La maggior parte del condizionamento non viene creato consapevolmente, il bambino lo accumula inconsciamente: il bambino apprende per imitazione.


Perciò non preoccuparti. Questa è la situazione tipica nel mondo: tutti sono condizionati e ognuno deve venirne fuori. È difficile, non è come togliersi un vestito: è come strapparsi via la pelle. È difficile, è arduo, poiché noi siamo identificati con il nostro condizionamento: ci conosciamo in quanto cattolici, comunisti, hindu, musulmani, cristiani. E la più grande paura legata al lasciar cadere il condizionamento è la paura di incorrere in una crisi d’identità; da qui l΄esigenza del sannyas.

Il sannyas è semplicemente uno strumento per aiutarti, in modo che tu non ti senta sprofondare in un abisso, in un abisso senza fine. Io ti porto via i tuoi condizionamenti – ti sentirai estremamente vuoto – perciò ti devo dare qualcosa con cui giocare nel frattempo.

Osho, Be Still and Know, Capitolo 7

"Il Maestro ti permette di avvicinarti e di vedere il tuo volto nel suo specchio. Non vuole che imiti e diventi il suo volto, vuole che guardi in lui: non ha idee, ciò vuol dire che tutta la polvere è scomparsa dallo specchio; il suo specchio è limpido. Puoi avvicinarti e guardare, e scoprirai il tuo volto. Lo specchio si limita a riflettere; non è un fare, non è un’azione."

Osho, From Unconsciousness to Consciousness, Capitolo 18

“La solitudine dovrebbe essere la tua unica ricerca. E non significa che devi andartene sulle montagne. Puoi essere solo al mercato. È solo questione di essere consapevoli, attenti, in osservazione, ricordando che sei solo la tua capacità di osservare. A quel punto sei da solo ovunque tu sia. Puoi essere nella folla, puoi essere sulle montagne. Non fa differenza, sei sempre solo la stessa capacità di osservare. Nella folla osservi la folla, sulle montagne osservi le montagne. Con gli occhi aperti osservi l’esistenza, con gli occhi chiusi osservi te stesso.

Sei solo una cosa: colui che osserva.

E questo osservatore è la più grande realizzazione. Questa è la tua natura di buddha, di illuminazione, del tuo risveglio. Questa dovrebbe essere la tua unica disciplina. Solo questo ti rende un discepolo, la disciplina di trovare la tua solitudine. Altrimenti cosa mai potrà renderti un discepolo? Sei stato ingannato su tutti i fronti, nella vita. Ti è stato detto che se credi in un maestro sei un discepolo. È assolutamente sbagliato. Altrimenti tutti sarebbero discepoli nel mondo.

C’è chi crede in Gesù, c’è chi crede in Buddha, c’è chi crede in Krishna, c’è chi crede in Mahavira. Tutti credono in qualcuno, ma nessuno è un discepolo, perché un discepolo non crede in un maestro. Essere un discepolo significa imparare la disciplina di essere te stesso, essere veramente te stesso.”

Osho, The Invitation, Capitolo 23

"Non importa che tu sia diventato un sannyasin; questo non cambierà nulla, a meno che il tuo sannyas non stimoli in te uno spirito meditativo…

Senza meditazione non esiste alcun sannyas.

Solo la tua pura consapevolezza che si eleva verso l’alto – piano piano si sposta oltre la gravitazione delle cose più basse -, solo questo fa di te un sannyasin.”

Osho, The Great Pilgrimage, Capitolo 11

Ciò che conta non è essere un mio sannyasin, si tratta di essere un sannyasin. Essere un mio sannyasin di certo richiede un impegno specifico, una particolare resa. E non voglio che ti arrendi a me, che ti impegni con me. Voglio che tu ti arrenda alla natura, che ti impegni con l’esistenza. Non devi essere il “mio” sannyasin, devi essere semplicemente sannyasin; e questo è l’unico modo di essere “un mio” sannyasin.”

Osho, Beyond Psychology, Capitolo 15

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