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Fenomenologia dello spirito

Questo articolo è un'anticipazione dello stesso che apparirà su www.generiamosalute.it, il blog dell'omeopatia italiana


Il ponte tra Omeopatia e Costellazioni Sistemiche


Qual è il ponte tra Omeopatia e Costellazioni Sistemiche? Come facilitatore, nonché come ricercatore spirituale, mi interessa lo spirito. Condivido, quindi, l’approccio omeopatico. Si parte dallo spirito per guarire la mente (e il corpo). Il corpo è l’ultima manifestazione di un disagio che parte da lontano.

Ecco ciò che mi affascina della medicina omeopatica: l’alta considerazione che ha dello spirito!

Il medico omeopata si interessa sempre della triade unitaria Spirito, Mente e Corpo.

Così accade nella mia pratica con gli individui che cercano se stessi o nella pratica aziendale. Bisogna ridare forza allo spirito.


Certamente ci si rivolge a un medico per riportarsi a uno stato di benessere fisico. Non si pensa che il disagio nasca nello spirito.

È più facile che si pensi alla medicina omeopatica come una medicina che cura il corpo senza nuocere al corpo. Ovvero essa non ha tutte le controindicazioni che vengono segnalate nei bugiardini dell’allopatia.


Allo stesso modo ci si rivolge alle costellazioni sistemiche. Non si pensa che siano pura fenomenologia dello spirito.


Sento il bisogno di sottolineare che la mente non è lo spirito. Spesso le persone che si avvicinano alla conoscenza di sé hanno idee approssimative sullo spirito. D’altronde la mente fabbrica pensieri e la confondiamo con il nostro Essere.


Plasticità della mente


La mente parla in continuazione ed elabora e non è mai quieta. Preoccupata della sopravvivenza, fisica ed emotiva, è in uno stato di allerta, incessante. È un guerriero pronto a individuare i pericoli derivanti dall’ambiente e a trovare soluzioni.


La mente potrebbe svolgere benissimo ciò per cui è stata congegnata: la sua plasticità è la sua natura. Sa adattarsi ad ogni condizione pur di farci sopravvivere.


Ma… essa ci regala “solo” la sopravvivenza.

Ognuno di noi conosce la differenza tra vivere e sopravvivere. E tutti vogliamo anche VIVERE!

Ecco perché abbiamo l’anelito alla crescita spirituale. Vogliamo vivere! Siamo animali terreni e anche esseri divini.

La nostra connessione con il divino non è garantita; dobbiamo conquistarcela. Siamo seme e non ancora frutto. Ma dobbiamo accorgerci che non siamo solo mente e corpo.


È ormai noto che molte delle malattie hanno origine nella mente, che ha preoccupazioni molto mondane. La sua creazione più forte è la struttura dell’ego.


Quest’ultimo vuole renderci accettabili ai membri dei nostri gruppi di appartenenza. Ci spinge a cercare un posto nel gruppo: prestigio, fama, potere o più soldi, ed è sempre nel confronto e nel desiderio.


Quando l’ego si avvicina al mondo dello spirito, rende anch’esso mondano. Si impossessa dell’argomento e del suo linguaggio. Ci fa atteggiare a guru oppure ci tormenta che non siamo abbastanza bravi nell’essere consapevoli.


La mente non finisce mai di avere obiettivi e traduce molti di questi sforzi in malattie.


Quindi per me è affascinante che l’omeopatia si occupi dello spirito con la scusa di occuparsi del corpo.


Il medico omeopata ti ascolta e non fa solo diagnosi basate sul tuo livello di trigliceridi o di piastrine nel sangue.


La base non materialistica della medicina omeopatica me la fa preferire alla medicina allopatica.


Ritrovare lo spirito


Riporti lo spirito nella sua forza e le malattie regrediscono o scompaiono. La salute torna.


Lo spirito affronta la vita ed è dentro a un corpo. La mente è un gran dono se rimane al servizio dello spirito, ovvero al servizio delle qualità naturali di ogni individuo.


La mente è logica, cerca di prevedere. Cerca di indirizzare le energie in una determinata direzione che possa essere accettata.

La mente si basa sull’esperienza. La mente ama le abitudini e la ripetizione. La mente vuole sempre restare nella zona di comfort.


Perché ci si ammala, quindi? Non da medico, ma da costellatore, penso che ci si ammali perché la mente resta nel no a qualcosa.

Nel no ai propri genitori e alla propria condizione di partenza. Nel no alle esperienze che la vita ci propone.

Oppure la mente frena i nostri impulsi naturali e privilegia il bisogno di appartenenza di ogni essere umano. Non ci muoviamo con la massima libertà nella vita. Temiamo l’esclusione dal gruppo. Temiamo di non ricevere più, dai nostri simili, la protezione, il nutrimento o la condivisione.

Si può ammalare lo spirito?


La domanda: lo spirito si può ammalare? Come costellatore, dico di no. Lo spirito si dissocia, ma non si ammala. Allenta l’unità con corpo e mente che può essere ripristinata.


Quando siamo di fronte a uno spirito dissociato?

Quando ci troviamo di fronte a persone che hanno smesso di sentire. In qualche modo hanno smesso di vivere o meglio non riescono a vivere che una vita automatica e inconsapevole.

Per qualche motivo legittimo sono intrappolate in schemi ripetitivi. Soprattutto la mente gli impedisce di attraversare una perdita. Smettono di sentire il dolore e in questo modo hanno anche dimenticato la gioia.

Quando ti spegni in parte ti spegni del tutto.


Queste persone non si lasciano più toccare dalla vita.

Vivono una vita basato sull’ego e non sullo spirito. L’ego non è inteso in senso dispregiativo. È la condizione dell’essere che ci attribuisce valore solo in relazione agli altri. Trova definizione e valore in ciò che gli altri pensano di noi e nell’approvazione o contrapposizione sociale.


Lo spirito, dal canto suo, è privo di linguaggio razionale. Ecco perché è difficile da afferrare e richiede un lavoro di anni.

È connesso al sentire che è l’opposto del pensare. Senti che una cosa è giusta da fare, ma non sai giustificarne il perché. Sei connesso a te stesso, quando segui quella voce. Ti prendi la responsabilità di chi sei anche se vai contro le opinioni delle persone a te vicine. Scopri che non ti capiscono e non ti darebbero mai il benestare. Eppure vai avanti per la tua strada.


Recuperare lo spirito


Quando la mente prende il sopravvento, lo spirito può dissociarsi. La vita che ne consegue è una vita priva di significato profondo.

Recuperare lo spirito significa riprendersi la forza delle proprie intuizioni e del proprio sentire.


Le Costellazioni Sistemiche ci permettono di mettere in scena sia la mente sia lo spirito, vederli agire in modo separato e riportare l’unità e l’ordine naturale delle cose.

In altre parole, possono riportare lo spirito alla guida e la mente a servirlo.


Per esempio, una volta è capitata una persona che sentiva di non avere un posto nella vita. Si sentiva divisa tra il nuovo partner e i figli del suo primo matrimonio. Si sentiva sempre in colpa e con la paura costante di sbagliare.


La distinzione tra spirito e mente aiuta molto.

La mente non può essere guarita perché si appoggia sempre su ancore esterne. La fragilità è insita nella sua natura.

La mente però può essere aiutata a mettersi al servizio della nostra interiorità.


In quella persona, la mente produceva il senso di colpa. “Se sto con il nuovo partner, sottraggo qualcosa ai miei figli. Se sto con le figlie, sottraggo qualcosa al mio partner.” La mente produceva la sensazione che non c’era un posto per lei. La cliente doveva fare qualcosa in più per il partner o per i figli per essere accettata e compensare la colpa.


Scoprire la propria forza


Stando nell’ambito della mente non puoi che ottenere risultati di benessere temporanei. Ti convinci del contrario di qualcosa. Lo puntelli con qualche ragionamento logico. La mente riesce a giustificare tutto e il contrario di tutto.


Nella costellazione rappresentammo le parti della mente e lo spirito. La cliente comprese queste due dimensioni con meraviglia. Vide quanto lo spirito fosse ancora vitale. C’era dignità e posto per lei in questa esistenza. Si accorse quanto la mente invece fosse nel no ai due genitori e ad alcuni accadimenti transgenerazionali.


La cliente fu sorpresa di vedere la sua forza trattenuta. Ebbe modo di vedere come il no ai genitori e al destino dei suoi avi la stesse intrappolando in una vita infelice. Avvenne uno sblocco.

Comprese che la divisione che sentiva nella vita di ogni giorno aveva origine nella famiglia di origine. Il senso di colpa aveva trovato un’origine. Nel ricevere la vita, sviluppiamo un senso di debito, e rifiutando i genitori rifiutiamo la vita… sentendoci sbagliati e in colpa.


Un altro caso riguardò gli effetti che hanno gli shock e i traumi sulla nostra vita. In costellazioni di questo tipo, chiamate strutturali, è molto evidente come lo spirito si dissoci dalla mente per lo spavento da shock.

La mente si adatta, ma soffre, inizia a iperproteggere. Crea meccanismi per evitare di ripetere l’esperienza dolorosa. Allo stesso tempo, così facendo, blocca la vita e ne fa perdere il senso.


Con questo cliente, la rappresentazione mise in evidenza la dissociazione in atto tra spirito e mente. La costellazione servì a mettere in evidenza la via per ricucire quello strappo doloroso e riprendersi la vita.


L’Unità con il Tutto


Cos’è la spiritualità? In fondo è l’anelito a recuperare l’unità con il tutto, l’Esistenza.


Quando dentro ci sentiamo Uno, possiamo iniziare a sentirci uniti con il tutto.


Se siamo divisi nella mente e nello spirito, non possiamo sentire questa comunione.

La riconosciamo quando essa si rivela come quiete, fiducia, benessere. Siamo contraddistinti da centratura, accettazione e capacità di affrontare le difficoltà con dignità e forza.


Mi sono sempre chiesto cosa è questo anelito al divino che ognuno di noi ha. La mia risposta è arrivata guardando a due attributi del divino - amore e creatività - presenti in ogni religione.


Ci avviciniamo al divino quando noi recuperiamo la capacità di amare ed essere amati. Quando riusciamo a far fluire la nostra capacità di creare. Così si può affrontare la vita con curiosità e avventura.


Queste capacità non possono essere trovate nella mente. La mente distingue, mette paletti, cerca di incanalare l’energia in schemi fissi.


Amore e creatività sono qualità dello spirito


Le Costellazioni Sistemiche ci danno la possibilità di vedere dove esso è stato ingabbiato:

se nella mente collettiva della famiglia e nei suoi traumi transgenerazionali oppure in qualche vicenda di questa vita, dove ha smesso di dare risposte creative.


Recuperare la sensibilità è una delle attività a cui bisognerebbe dedicarsi nella vita. Le Costellazioni costituiscono solo un possibile primo passo.


La meditazione è il passo essenziale. Ci aiuta a riconnetterci nella vita quotidiana e a sentire.

Ritornare sensibili significa dischiudere le porte allo spirito e spingerci a diventare ciò che siamo fin dall’origine. Abbiamo acquisito i programmi della società e della famiglia. Abbiamo iniziato a seguire le loro voci, a prendere per buoni i loro criteri su ciò che è giusto e su ciò che è sbagliato.


Recuperare lo spirito significa recuperare il volto originale. Quello che nello Zen viene indicato come quello che ognuno aveva prima di nascere.



a cura di Anurag

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